Da tempo ho un sogno.
Il sogno è quello di vedere, un domani, un datore di lavoro e un lavoratore darsi una stretta di mano e, semplicemente con questa, instaurare un duraturo rapporto di lavoro.
Sì, lo so bene che l’infestante proliferazione normativa in materia e l’estenuante contrapposizione tra le rappresentanze delle parti in causa – imprese e lavoratori – hanno reso questa possibilità un’autentica utopia, però voglio continuare a sperare che in futuro si torni a valutare l’instaurazione di un rapporto di lavoro come un patto tra persone che ritengono “il lavoro” di fondamentale importanza per la vita di entrambi.
Per l’impresa, che ha tutto l’interesse ad avere una forza lavoro qualificata, stabile, attaccata all’azienda e parte fondamentale nel ruolo dell’impresa.
Per il lavoratore che dovrebbe tornare a vedere nel lavoro la possibilità di realizzare se stesso e i propri bisogni, interpretandolo quotidianamente come l’elemento fondamentale della propria esistenza.
Negli ultimi vent’anni, oltre al susseguirsi infinito di inutili provvedimenti normativi che hanno reso incomprensibile a tutti l’elaborazione dei documenti tipici del mio lavoro, busta paga in testa, abbiamo assistito al proliferare di normative tutte nel nome della parola d’ordine: “maggiore flessibilità”, come se il rapporto di lavoro duraturo e stabile fosse, di per sé, un male per l’azienda.
Buona parte di questa proliferazione sì è determinata perché le parti sociali non hanno saputo ritrovare il vero significato del “lavoro” e hanno preferito scontrarsi ideologicamente attorno a totem diventati intoccabili.
Da una parte il sindacato, pur di difendere “l’articolo 18” ha lasciato passare, senza batter ciglio, una infinità di contratti atipici che hanno relegato il lavoro a sinonimo di precarietà .
Dall’altra parte le aziende, pur di non incappare nelle infinite controversie legate alla possibile risoluzione del rapporto di lavoro, hanno di gran lunga preferito optare per questi contratti atipici ottenendo come risultato più visibile quello di avere in forza una manodopera demotivata, instabile, dequalificata e mettendo spesso a repentaglio la specializzazione e la produttività dell’azienda stessa.
Senza una realistica prospettiva di “futuro” da parte di un numero sempre maggiore di ragazzi, in bilico tra precarietà e disoccupazione dilagante, anche le prospettive per il nostro Paese non possono che restare nefaste.
Purtroppo le normative che si stanno predisponendo per il prossimo futuro, al netto delle chiacchiere e degli annunci, non promettono, a mio modesto parere, nulla di buono. Già il metodo adottato dal Governo, che persegue i propri obiettivi senza neppure tentare di trovare accordi con le parti sociali, non lascia ben sperare per il mio sogno di un serio “patto sul lavoro”.
Avremo certamente l’opportunità, tramite questo nuovo sito, di conoscere nel dettaglio le norme che saremo chiamati ad applicare. Grazie a questo strumento speriamo di offrire alle aziende una migliore e adeguata assistenza in una materia che, giornalmente, ci riserva sorprese.
Da questo Blog mi permetterò invece di commentarle, esprimendo il mio parere, e lasciando anche a voi l’opportunità di dire la vostra.
Grazie a tutti
CdL Franco Bassi
Lascia il tuo commento